Cultura

​Il romanzo di Luca de Ceglia “Belli di Notte” continua a riscuotere successi

Francesco Sinigaglia
Luca de Ceglia
Dopo "Due millimetri di verità" e "Non ho più tempo", la fatica letteraria del giornalista biscegliese fa ancora parlare di sé
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Il romanzo di Luca de Ceglia “Belli di notte”, edit. Secop, continua a riscuotere successi e consensi.

Dopo “Due millimetri di verità” e “Non ho più tempo”, con la pubblicazione dello scorso maggio ed l’approdo alla fase finale della cinquantacinquesima edizione del Premio nazionale del Campiello, la fatica letteraria del giornalista biscegliese fa ancora parlare di sé.

La vicenda tratta di enigmi e misteri che avvolgono la millenaria abbazìa di Sant’Adoeno in Puglia. Un’antica epigrafe, posta sulla sua facciata esterna, tramanda la figura di un tal Bartolomeo. Invece una mano di pietra scolpita su una colonna interna, che forse indica il passato di un tal Sabino, apre la strada verso un’inquietante ed emozionante scoperta storica.

Ad indagare su queste tracce è Enrico, factotum del bigotto abate Pantaleo. Coadiuvato da sua moglie Elisabetta, compie un viaggio nella storia, tra carteggi e pergamene custoditi nell’antico archivio ecclesiastico chiuso e dimenticato in un armadio in sacrestia. Tra le varie fasi della ricerca, condotte all’insaputa dell’abate, si torna nella realtà del presente, ripercorrendo ricordi sbiaditi. Si susseguono, nel percorso, incontri con personaggi ingegnosi e bizzarri e con un gruppo di appassionati poeti. Sulla scena subentra una tresca sconvolgente ed imprevista. Nel romanticismo incarnato da una specie di fiori notturni, in un cortile che fu luogo della gioventù di Enrico, si riflette l’importanza della storia.

Valentino Losito, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, ha raccontato così il libro: «Il romanzo “Belli di Notte” è pienissimo di misteri, e questa è una delle bellissime chiavi di lettura che affascina. Il grandissimo poeta Mario Luzi dice: “Il mistero è a sua volta una forma di conoscenza”. È bellissimo. Nel senso che noi umani ad un certo punto capiamo che non tutto quello che ci accade, che ci è accaduto, è nella disponibilità della nostra ragione, della nostra capacità. Davanti ad un mistero dobbiamo avere l’umiltà anche a volte di fermarci e di capire la nostra finitezza, il nostro limite. Quindi quel mistero come forma di conoscenza. Luca De Ceglia ha usato spesso questa immagine del labirinto, a cui sono molto affezionato. Il primo libro che ho letto di Sergio Zavoli è “I fili del labirinto”. Mai come in questo tempo sentiamo il rischio di perderci in questo labirinto.

Ecco perché nella nostra sacca di pellegrini di questo tempo dobbiamo mettere delle cose essenziali. E una, lo dice De Ceglia alla fine, è il silenzio. Il silenzio e lo stupore sono delle virtù di questo tempo. Perché al centro di un grande caos c’è sempre un invito al silenzio, alla riflessione. Io credo che se riusciremo a portare nella nostra sacca questi valori, che il romanzo di De Ceglia, in modo veramente che conquista, ci sminuzza, ci aiuta, ci mette davanti agli occhi, se riusciremo a fare questo avremo qualche probabilità in più di uscire indenni dal labirinto e di guardare con maggiore fiducia al futuro. Per questo io come lettore ringrazio Luca De Ceglia».

Il romanzo “Belli di Notte” ben speso e ben steso, merita, per tanti motivi, attenzione e lettura: intanto, per un fatto puramente letterario. La scrittura è limpida, chiara, senza fronzoli, diretta. Poi, per i contenuti che emozionano, spiegano, riflettono; essi richiamano e catturano certamente tutti i lettori all’interno delle vicende. Si tratta di un enigma coinvolgente da risolvere: un giallo che confà più generi. L’altra grande trovata che il romanzo evidenza è il particolare, suggestivo e meraviglioso, riferimento storico alla città di Bisceglie, protagonista dello scritto, patrimonio da conservare e valorizzare in quanto nasconde intrinsecamente novità che stupiscono, incuriosiscono ed appassionano. “Belli di Notte”, inoltre, non è semplicemente il titolo del romanzo, ma anche il nome del capitolo finale che interseca un connubio perfetto di immagini: il silenzio alla storia culturale e certamente personale del lettore, il quale conosce il passato, sempre relazionato al presente, nell’attesa dell’imprevedibilità ed imperscrutabilità del futuro.

“Belli di Notte” è un romanzo che dice tanto di più, che inevitabilmente conduce a leggere tra le righe. La restante parte delle conclusioni dobbiamo lasciarle al lettore che farà di questa esperienza un momento di crescita ed approfondimento in modo totalizzante.

«A tutti coloro che vivono nel passato, che ci hanno lasciato il testimone per vivere il presente e per guardare al futuro».

Servirebbero tanti altri scritti come “Belli di Notte”, exemplum e un po’ manuale di vita, che aiutano a stare meglio al mondo, ottimizzando i rapporti con gli altri e, soprattutto, con la storia che ci circonda. Il presente, il passato, il futuro. Appunto.

giovedì 14 Settembre 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 1:20)

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