Cultura

Alla scoperta del “Del Bisciglio instaurato”, un poema del ‘600

La Redazione
Alla scoperta del “Del Bisciglio instaurato”
Saranno presentati questa sera i tredici canti del chierico biscegliese Mauro Antonio de Leone
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Sabato 30 settembre 2017, presso il Museo Diocesano di Bisceglie, alle 19.30, la professoressa Grazia Distaso, ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università di Bari, relazionerà sull’opera di Mauro Antonio de Leone “Del Bisciglio instaurato”, ‘Tradizione letteraria e spiritualità cristiana in un poemetto biscegliese del ‘600’, nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo dei Santi Martiri Mauro, Sergio e Pantaleone.

“Del Bisciglio instaurato” è un poema in tredici canti del chierico biscegliese Mauro Antonio de Leone. Del poema originale si sono conservati solo gli ultimi quattro canti, stampati nel 1642 dalla tipografia tranese di Lorenzo Valeri, nei quali si narrano le vicende delle reliquie dei Santi Martiri patroni della città di Bisceglie.

L’iniziativa è stata promossa dal Comitato Giubileo Santi Martiri, dall’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e dal Comune di Bisceglie.

Una descrizione inedita di Bisceglie, risalente al 1557 e custodita dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, ci informa che in quest’epoca a Bisceglie sorgono “case…de fabrica bona et grossa alte et impalazate in la major parte”; in città sono dunque avvenute significative trasformazioni edilizie, con la realizzazione di palazzi secondo il gusto e la moda rinascimentali, la cui committenza è ora costituita non solo dal principe o dall’alto prelato, ma anche dal mercante.

Le vecchie case-torri medioevali, organizzate “in verticale”, in parte sopravvivono e in parte vengono a gruppi ricomprese in fabbriche di più ampio sedime, distribuite però su piani orizzontali, che tendono ad occupare un’intera “insula” urbana, per i quali viene anche pensata una profonda riscrittura del disegno di facciata.

Per la lettura di questi passaggi sono eloquenti le tante tracce emerse sulle facciate del Centro Antico nel corso di lavori di restauro; oltre che a Palazzo Uva, in Via Tupputi, vi sono esempi lungo Via Cristoforo Colombo (Palazzo Sciascia, ora reintonacato), su Via Cardinal Dell’Olio (Palazzo Ruggieri), Via Sciarra ed altri ancora.

Tale profonda ristrutturazione edilizia, che comunque proseguirà per tutto il secolo ed oltre, si attuò principalmente sui fronti del cardo urbano che collegava la porta principale della città alla Cattedrale e, in prima battuta, lungo il perimetro meridionale dell’edificato, nel quadro di un rinnovamento che fu anche urbanistico: la ricostruzione delle mura urbiche comportò un inevitabile riassetto spaziale e funzionale del rapporto fra costruito dell’abitato e nuove difese.

L’asse stradale costituito dalle odierne Via Tupputi, già “Strada del Castello”, e Via Frisari, l’antica prestigiosa “Via dei Palazzi”, incrementò notevolmente il suo peso urbano: qui si fondarono o si trasferirono tutti i monasteri, si ubicò la sede in cui si amministrava la giustizia, nella quale risiedeva il Governatore e si riuniva il Parlamento (Consiglio) cittadino.

Un “Regio Palazzo” lungo Via Frisari (Palazzo Castellet-Berarducci), già eretto nel 1511, ospitava il tribunale: non era di grandi dimensioni: era insomma un “palàtiolum”, che, elevandosi però oltre il piano delle mura, era visibile dall’esterno e per questo dava il nome a quella immensa spianata sottomurale, il “largo de lo palazulo”, oggi il “Palazzuolo” ovvero una parte di Piazza Vittorio Emanuele II.

Nel 1642 il chierico biscegliese Mauro Antonio de Leone avrebbe dedicato al Palazzuolo un’ottava intera del suo poema, il “De Bisciglio Instaurato”:

All’incontro inver l’Austro, ov’è l’ingresso

Terrestre ha un’ampio, e dilettoso prato,

Dov’esce per diporto il popol spesso

Oltra le beccarie, oltra il fossato:

Dal Tempio al buon Lorenzo, e a mura appresso

Da due vaghi Giardini è terminato

D’aranci, e Cedri, e quinci, e quindi intorno

Priapo trionfa di suoi preggi adorno.

Elemento di gran fascino sono le nuove residenze private: oltre a al noto Palazzo che oggi porta il nome dei Tupputi, i Frisari realizzano in quest’area almeno altri tre edifici; il taglio prezioso delle nuove facciate si compose e si compone ancora in una fuga ininterrotta, le cui eleganti prospettive non sarebbero sfuggite al “Pellegrino di Puglia” Cesare Brandi.

Gli ampi riquadri delle finestre si aprirono alla luce, invitando lo sguardo a spaziare al di là delle nuove e non più soffocanti muraglie, verso la campagna, nell’incanto di un paesaggio che ancora il de Leone così avrebbe decantato nel suo poema:

Di bei Giardini intorno è coronata

Fertilissim’ogn’hor di frutti, e fiori,

Che à gara si pon dir stanza beata

Delle Grazie, dell’Aure, e degli Amori;

Spruzan le Viti alla stagion più grata

Del focoso Lieo gli almi licori,

E germogliano più, dove hà più aprica

Pomona, e Flora la gran madre antica.

Il poema del de Leone fu in origine concepito in ben tredici capitoli, ma oggi ne conosciamo solo la parte che l’Autore riuscì a far stampare, a cura dell’editore Lorenzo Valeri di Trani, costituita dai soli ultimi quattro canti; tre di questi narrano le vicende dei Ss. Martiri Protettori della città, l’altro è una piacevole descrizione di Bisceglie e delle sue emergenze monumentali.

I primi nove canti non furono mai stampati, per scarsità di fondi, e al momento risulterebbero perduti.

Si sapeva del “Bisciglio” attraverso l’esistenza di un esemplare conservato in una biblioteca privata di Bisceglie, purtroppo mutilo in alcune parti, compreso il frontespizio; nel corso di mie personali ricerche, venni fortuitamente a conoscenza (nel 1983) di un’altra copia, conservata a Padova, che mi feci riprodurre in microfilm e con la quale ho integrato l’esemplare biscegliese; solo il frontespizio (vedi foto) rimane purtroppo ancora parzialmente mutilo: manca delle figure di San Sergio e di San Pantaleone, che per ragioni non note furono ritagliate dalla pagina.

sabato 30 Settembre 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 0:48)

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