Mario Simone, il 53enne andriese (biscegliese di adozione) carabiniere in congedo, vittima di un drammatico assalto criminale nella sua casa brasiliana di San Salvador, circa una settimana fa, non ce l’ha fatta. Era in coma farmacologico quando sono sopraggiunte ulteriori complicanze al suo quadro clinico che non gli hanno dato scampo.
Resta la rabbia per una tragedia annunciata. Una tragedia che poteva essere evitata se qualcuno avesse dato ascolto al grido d’allarme che si era levato da parte dei suoi congiunti già nel maggio 2016.
Il carabiniere era stato assalito da alcuni malviventi che hanno esploso contro di lui 5 colpi di pistola e gli avrebbero anche tranciato le dita di una mano con un macete. I suoi familiari proprio il 30 maggio dello scorso anno avevano sollevato il problema della sicurezza del loro congiunto all’Unità di crisi della Farnesina, il Ministero degli Esteri italiano.
Con una nota inviata alla Farnesina, il fratello Cesare aveva segnalava che Mario aveva subito un tentativo di rapina ad opera di un uomo armato di pistola che, una volta introdottosi furtivamente nella sua abitazione, aveva aggredito Mario con l’intenzione di ucciderlo per rapinarlo. Ne nasceva una colluttazione alla quale però, Mario per fortuna e grazie alla sua preparazione atletica, aveva la meglio pur rimando ferito. Mario nel raccontare l’episodio a suo fratello parlava di colpi di pistola andati a vuoto e del ritardo con cui la polizia interveniva.
C’era sia da parte della vittima dell’aggressione che da parte dei suoi congiunti, preoccupazione seria per una ipotetica azione vendicativa. Purtroppo la tragedia è stata compiuta. Mario Simone non c’è più e resta tanta rabbia per quanto si sarebbe potuto fare e non è stato fatto per evitare questo triste epilogo.