Cultura

​Mostra del biscegliese Piero Di Terlizzi presso la “Contemporanea Galleria d’arte” a Foggia​

Francesco Sinigaglia
Piero Di Terlizzi
Sarà inaugurata martedì 5 marzo
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Viene inaugurata a Foggia sabato 5 marzo 2022, presso “Contemporanea galleria d’arte” di Giuseppe Benvenuto in Viale Michelangelo n.65, la mostra personale dell’artista Piero Di Terlizzi. Questa prima mostra personale nel capoluogo foggiano dell’artista, che ricopre il prestigioso incarico di direttore artistico della locale Accademia di Belle Arti da diversi anni, comprende l’esposizione di nuovissimi lavori appositamente realizzati per l’occasione dal titolo: “Universo Simbolico”.

 All’opening, con un gradito intervento, presenzierà il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Foggia, il prof. Pierpaolo Limone, che testimonia grande sensibilità verso manifestazioni artistiche qualificate, e il Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Foggia l’avv. Massimiliano Arena. La presentazione dell’esposizione d’arte è affidata alla curatela di Christian Caliandro, giovane curatore e collaboratore delle prestigiose riviste di arte contemporanea “Artribune” e “Exibart”, docente della cattedra di Storia dell’Arte contemporanea, presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, che segue il lavoro dell’artista da diversi anni.

 La mostra di Piero Di Terlizzi si inserisce in un ciclo di esposizioni d’arte di “Contemporanea galleria d’arte” di Giuseppe Benvenuto che celebra i 25 anni di presenza e lavoro nella città di Foggia, che testimonia l’interesse, la persistenza e vitalità verso la ricerca nel campo delle arti visive, con proposte storicizzate o legate al contemporaneo. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato dal 05/03/2022 al 30/03/2022, con i seguenti orari: 10:00-13:00/17:00 –20:00.

 Questa personale propone il lavoro di Piero Di Terlizzi, più legato alla fase progettuale e al disegno, che nel lavoro dell’artista ha grande importanza, con tutte opere su carta della dimensione di 70×100 cm: la grafite serve per fissare momenti e riflessioni e devono essere considerate legate a un linguaggio autonomo. Il disegno segue le regole di rappresentazione apparente, tradotta in una serie ritmica di segni, che contribuisce a dare una profondità e sensibilità spaziale e luminosa all’opera e tenta di catturare lo spettatore nel continuo gioco di osservato/osservatore.

 Tra le esperienze di studio più significative, sono particolarmente determinanti per Piero Di Terlizzi gli incontri con i maestri R. Spizzico e Mimmo Conenna alla fine degli anni 70 all’Accademia di Bari, fino agli anni di collaborazione a Roma tra 1980/82 con il grande maestro Alighiero Boetti. Tra le esposizioni in mostre d’arte personali e collettive, si segnalano la partecipazione alla X Quadriennale di Roma, a cura di Enrico Crispolti, il Premio Michetti 86’, “Desideretur” a cura di Achille Bonito Oliva, la 54 ed. Biennale d'Arte di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi, la personale presso Prototypezero nel 2004 a New York e la residenza artistica curata dal prof. A. D’Ambruoso, presso i “Boc’S” del Museo d’arte contemporanea di Cosenza.

 Note sull’artista e sulla mostra, a cura di Christian Caliandro: «Questi disegni sono fragili equilibri sospesi. Sono proposizioni metafisiche. Sono “macchine del gioco e della possibilità”: secondo Piero Di Terlizzi, “nel disegno tutto è possibile”. […] Non troviamo qui alcun riferimento alla fotografia, cioè alla realtà fotografata, registrata, colta in presa diretta: la realtà è invece tutta immaginata, immaginaria, simbolizzata appunto. I piccoli elementi ermetici che vediamo, le azioni minime a cui assistiamo vengono dunque raccolte e organizzate esclusivamente dalla memoria dell’autore. […] Nell’antica Grecia, il simbolo era uno strumento di riconoscimento, costituito da ognuna delle due parti ottenute spezzando irregolarmente in due un oggetto (un pezzo di legno, per esempio). Il riconoscimento e la verifica avviene sempre dunque attraverso l’unione e il confronto: una metà rimanda all’altra, e viceversa. […] La chiave – una delle chiavi – risiede forse nell’immagine del guanto, che da anni compare nelle opere di Di Terlizzi: il guanto come confine tra pieno e vuoto (che cosa implica davvero l’atto di ‘vestire’?), come centro della riflessione sull’aspetto prensile delle mani, e infine come protesi. Come forma e segno, cioè, di qualcos’altro. Nel disegno tutto è possibile – e queste scene sono macchine del gioco e della possibilità».

mercoledì 2 Marzo 2022

(modifica il 27 Luglio 2022, 15:46)

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