Cronaca

Piano della costa, «A Bisceglie il rispetto per l’ambiente cede il passo all’interesse privato»

La Redazione
Una veduta aerea della costa biscegliese
L'appello di Legambiente che presenta una serie di osservazioni e una richiesta di modifica
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«Le nostre osservazioni tendono a preservare spiagge e siti immediatamente attigui, contro la volontà di privatizzare ulteriormente, togliendo alla fruizione pubblica, altri bellissimi tratti della litoranea. Ancora una volta il rispetto per l'ambiente, cede il passo all'interesse privato».

Così Alessandro Di Gregorio, Presidente di Legambiente Bisceglie, presentando la nota inviata all'attenzione del Comune di Bisceglie chiedendo una modifica del Piano comunale della costa.

Eccone il testo integrale:

«Premessa

Il Piano Regionale delle Coste (PRC) all’art. 2 delle NTA recita: «Il PCC è lo strumento di assetto, gestione, controllo e monitoraggio del territorio costiero comunale in termini di tutela del paesaggio, di salvaguardia dell’ambiente, di garanzia del diritto dei cittadini all’accesso e alla libera fruizione del patrimonio naturale pubblico, nonché di disciplina per il suo utilizzo eco – compatibile.».

Il Piano Comunale delle Coste (PCC), quale strumento di governo del territorio redatto secondo gli indirizzi del PRC, deve quindi rispondere ai bisogni della collettività e garantirne i diritti, salvaguardare il contesto paesaggistico costiero, tutelato dalla costituzione e dalle leggi sovraordinate, in stretta relazione alle caratteristiche specifiche del comune per il quale è redatto.

Dall’analisi degli elaborati di piano seguono le seguenti osservazioni corredate di richieste di alcune modifica del piano finalizzate a tutelare proprio i diritti dei cittadini e a ridurre i possibili impatti delle previsioni di utilizzazione sul territorio tutelato, nel segno della sostenibilità ambientale, della compatibilità paesaggistica, dello sviluppo turistico sostenibile e rispettoso tanto dei diritti dei cittadini che del contesto ambientale.

Il piano è redatto nell’interesse pubblico, aspetto preminente su ogni altro, in quanto concernente la fascia costiera demaniale tutelata paesaggisticamente e quindi dall’art. 9 della Costituzione, dall’art. 142 co. 1 del D.Lgs. n. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) e dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). Scopo del piano deve essere quindi la concertazione di azioni di tutela del paesaggio, di garanzia del diritto alla fruibilità e anche (e non principalmente) di regolamentazione ai fini dell’uso a scopo turistico.

Il PCC di Bisceglie agisce all’interno di una strettissima fascia di territorio costiero, delimitata dalla dividente demaniale e la linea di battigia. La costa biscegliese è caratterizzata da una sequenza di contesti costieri, in cui si alternano aree dai caratteri naturali originari (scogliere, spiagge rocciose, spiagge ciottolose), aree antropizzate/artificializzate (spiagge con massicciate, aree produttive e alterate), aree naturalistiche ma non fruibili per ragioni di sicurezza e salubrità, aree di particolare pregio ambientale (non sempre fruibili per la balneazione). Il piano identifica come spiagge “non utili” quelle non adeguate alla balneazione, per carenze in diversi profili di sicurezza pubblica.

Osservazioni

Il piano si pone vari obiettivi; si legge negli atti: ha una finalità «strategica, in quanto contribuisce alla qualificazione dello sviluppo socio-economico di un contesto locale; prescrittiva, per il valore conformativo rispetto agli usi della fascia demaniale; ambientale, in quanto definisce una serie di azioni coordinate per la protezione, la gestione e la valorizzazione dell’ecosistema costiero».

In questa sede, si vuole porre l’accento sul tema della valorizzazione e utilizzazione della costa a scopo turistico, in un’ottica di sostenibilità turistica.

Si pone in evidenza che il piano sceglie e applica, nella forbice dei parametri disposti dalla L.R. n. 17/2006, i valori quantitativi massimi per quanto riguarda la perimetrazione delle aree a concessione, le opere e manufatti da realizzare e le dimensioni delle aree di concessione: in relazione al contesto specifico, tali parametri appaiono eccessivi.

Pur sostenendo l’importanza della sviluppo turistico balneare della città, dall’osservazione degli elaborati, recanti la localizzazione e il numero delle aree concedibili a Stabilimenti Balneari (SB) e cosiddette Spiagge libere con Servizi (SLS) a cui si aggiungono altri usi turistico-ricettivi, a fronte delle spiagge libere rimanenti, si deve constatare uno squilibrio in termini di spazi e in termini di qualità delle aree assegnate alla concessione a svantaggio di quanto destinato alla libera e gratuita fruizione. Va precisato che, con tutta evidenza, le realizzazioni di attività turistiche SB e SLS si equivalgono: a parte aspetti di dettaglio, sostanzialmente, vanno considerate simili (vedi art. 42 e seguenti delle NTA), per quanto attiene a attrezzamenti, strutture e istallazioni di manufatti, in termini di percezione e (di fatto) in termini di esclusività d’uso (effettiva) delle aree da parte dei clienti paganti.

Il piano prevede una quota che appare eccessiva di aree di concessione in relazione all’estensione della costa utile, alla profondità della fascia demaniale e alle sue specifiche caratteristiche: SB 40% + SLS 24% = 64% e SL 36%. Tenuto conto delle caratteristiche del litorale comunale si ritiene essenziale adottare parametri inferiori piuttosto che quelli massimi.

Si vuole maggiormente tutelare il diritto del cittadino alla fruizione del bene costiero gratuita e libera. Una collettività tradizionalmente abituata alla libera fruizione, con l’attuazione del piano si ritroverebbe concentrata e relegata in poche aree, in parte, peraltro, su tratti di costa non facilmente agibile e non sempre qualificata. Si verrebbero ad assegnare ai concessionari le aree di maggiore pregio e tradizionalmente vocate alla fruizione libera, ovvero i luoghi di valore identitario, caratterizzati anche da qualità ambientale (per esempio, l’ansa di Salsello e del Macello). Si ritiene si debbano modificare alcune previsioni localizzative del piano e destinare alle concessioni le aree oggi meno facilmente fruibili (es. tratto sud di Salsello, dove vi sono i lastroni), attribuendo al concessionario il compito di realizzare pedane in legno e adeguare il requisito di accessibilità e fruibilità (migliorando così l’insieme dei tratti costieri), riservando alla libera fruizione le aree tradizionalmente legate all’immaginario locale e popolare della balneazione. In questo modo si massimizza l’effetto virtuoso dell’iniziativa privata salvaguardando i diritti dei cittadini, come detto in apertura.

Si sottolinea che la libera fruizione della spiaggia è una componente essenziale per lo sviluppo di un turismo sostenibile. Vi è un diverso modello di utilizzazione e godimento della spiaggia che attira i fruitori/turisti che non richiedono l’erogazione di servizi. Non significa limitare l’attrattiva turistica del litorale: bisogna considerare in modo diversificato il modello fruizione e l’esigenza dei turisti/cittadini.

  1. Tali modifiche sono necessarie affinché, in questo piano, prevalga sull’interesse pubblico bilanciando le quote in concessione secondo quanto di seguito: SB 18% + SLS 22% = 40% e SL 60%.
  2. Si richiede nel dettaglio quanto segue, secondo quanto riportato dalle Tav. C.01 A e B: Si richiede di eliminare la previsione SB2 (vicino Anfiteatro), SB 3 (Batteria), SB 6 (Salsello), SLS 2 (Salsello), SB 9 (Macello) e sostituirle con SL.

Per quanto attiene alla compatibilità ambientale e paesaggistica.

  1. Si ritiene apprezzabile la previsione di quanto concerne lama Paterno, con il regime di tutela e il recupero botanico-vegetazionale della fascia demaniale. Si ritiene tuttavia necessario non estendere a tale ambito (il PS1) il percorso “Sea Walking” tenuto conto della fragilità e delicatezza del contesto in quanto l’’incentivazione alla frequentazione massiva può comprometterne i caratteri e la conservazione e determinare impatti negativi sulla matrice ambientale. Si richiede di modificare tale previsione interrompendo e collegando il percorso “Sea Walking” all’esistente viale in quota. Si richiede di specificare che gli interventi di manutenzione dell’area verde di pregio ambientale, costituito da un paesaggio roccioso e da manufatti in pietra a secco, non prevedano adeguamenti alla fruizione ma esclusivamente manutenzione conservativa dell’esistente.
  2. Non si condivide la previsione dell’immissione di ciottoli nell’area Grotte di Ripalta (vedi Tav. C.02B), in quanto comporterebbe la modifica dei caratteri del contesto che va preservato così come esistente. Non va trascurato che ampie aree di costa comunale sono state in passato oggetto di artificializzazione con esiti non sempre convincenti. Si ritiene essenziale che l’equilibrio ambientale precario e il fascino paesaggistico di questo ambito non debbano essere oggetto di alcuna alterazione. Va piuttosto garantita una fruizione lenta, sostenibile e senza eccessiva pressione antropica.
  3. Si ritiene necessario, al fine di conservare il carattere morfologico della spiaggia del Pretore, installare il sistema di accesso protetto in acqua, lungo il margine sud della baia (al limite con la zona in cui sono presenti i lastroni) e non in posizione centrale (evitando un impatto analogo a quello del sistema già realizzato presso la Conca dei Monaci), secondo il criterio che le nuove necessarie trasformazioni debbano essere localizzate in aree già alterate.
  4. In generale, pur condividendo l’idea del “Sea Walking”, si ritiene che lo stesso si adatti bene ad aree compromesse e alterate da interventi recenti, dove tra l’altro la percorrenza stradale pedonale attuale risulta limitata. L’estensione generalizzata a tutta la costa comporta un impatto anche su aree che conservano caratteri originari. Pertanto, si ribadisce il principio che le nuove necessarie trasformazioni debbano essere localizzate in aree già alterate e che siano facilmente removibili.
  5. Ritenendo che il recupero costiero debba essere maggiormente indirizzato alla rinaturalizzazione e riqualificazione del contesto a causa di opere improprie, si ritiene che e gli interventi presso il promontorio della Batteria e l’intervento PS2 non debbano essere attuati in quanto si prevede nuova infrastrutturazione e ulteriore artificializzazione del tratto in particolare in corrispondenza del camping con il relativo SB3. Viceversa, tenuto conto della delicatezza ambientale del tratto costiero del promontorio, dovrebbe essere intrapresa la strada del restauro paesaggistico che non preveda l’intensificarsi dell’uso mediante la realizzazione di nuovi servizi ma solo scopi ambientali e naturalistici e libera fruizione. Inoltre laddove sono state eseguite opere incongrue (anche con calcestruzzo) si dovrebbe prevedere la rinaturalizzazione.
  6. Per quanto attiene alle attività A7 e A10: si ritiene che sia necessario eliminare le previsioni  A10 in Cala Pantano, al fine di non alterare il contesto naturalistico, destinando a tali scopi aree retrostanti da riqualificare. Stesso dicasi per la previsione A7 a ridosso del versante nord della Batteria, tenuto conto della particolare qualità ambientale del sito e dello scenario naturalistico formato dal promontorio e del sul contesto roccioso e dalla vegetazione mediterranea che ne fanno un luogo che è necessario proteggere da trasformazioni e installazioni di ogni genere.
  7. Nelle NTA dovranno essere chiariti gli aspetti legati allo smontaggio dei manufatti a fine stagione estiva. Ovvero, deve essere imposto che i materiali vanno completamente smontati e portati altrove e non depositati sull’area della concessione. Ciò al fine di evitare (quanto già accaduto) che le spiagge nella stagione invernale si trasformino in enormi depositi e impedisca la fruizione del contesto paesaggistico, compromettendo il decoro e l’integrità delle aree oggetto di concessione. Questo aspetto diventa ancora più essenziale in quanto il piano prevede la passeggiata (utilizzabile per dodici mesi all’anno) lungo la spiaggia, “Sea Walking” che presuppone l’atto di fruizione di un paesaggio costiero di qualità che dunque non può essere compromesso da detrattori durante la stagione invernale.
  8. Si ritiene importante che il piano chiarisca che gli adeguamenti delle aree non si possono effettuare movimentazioni di blocchi di pietra e realizzazioni di massicciate contro la linea d’acqua, in quanto ciò comporta l’esecuzione di opere di difficile removibilità con alterazione dello stato dei luoghi che, con lo smontaggio delle eventuali pedane lignee a fine stagione, si viene a creare uno scenario di estremo degrado e alterazione incongrua dei luoghi.
  9. Per quanto attiene alla permanenza tutto l’anno di strutture, previa autorizzazione degli enti competenti, va chiarito quali manufatti possono restare in loco e che la permanenza può avvenire esclusivamente se si eroga un servizio al pubblico continuativo, in strutture comunque precarie e senza eseguire alcuna alterazione costruttiva rispetto a quanto previsto nei progetti autorizzati. Infine, per quanto riguarda l’attività di ristorazione, si ritiene non compatibile con il PRC, in quanto presuppone opere di complessa realizzazione, dotate di requisiti specifici e di difficile removibilità.
  10. I manufatti di cui agli art. 42 e 42 delle NTA del piano, le cui dimensioni sono calcolate in percentuale rispetto alla dimensione dell’area in concessione: dal conto sono escluse una serie di attrezzature (es. cabine, spogliatoi etc.). Si ritiene necessario inserire un parametro massimale, al fine di fornire limiti certi all’occupazione dell’area demaniale con tali manufatti (es. max 5 % della sup. dei manufatti stessi).
  11. Da ultimo si raccomanda di rendere l’assetto della fascia costiera di levante conforme con lo scenario programmatico tratteggiato dal Programma tematico di azione ambientale per la tutela e il recupero del Parco rurale costiero di Torre Calderina promosso da Legambiente e sviluppato nell’ambito dei processi Agenda 21 locale e Città Sane OMS, costituente la base del protocollo d’intesa sottoscritto nel 2018 dai Comuni di Bisceglie e Molfetta e da Legambiente Puglia, nella parte in territorio di Molfetta già in stato avanzato di progettazione e di imminente realizzazione, in attuazione degli scenari strategici del PPTR (azione “paesaggi costieri”), ciò anche allo scopo di garantire la necessaria continuità dell’azione di riqualificazione ambientale lungo questo tratto di costa, valicando il confine amministrativo tra i due Comuni.

 

Si resta in attesa di riscontro e si confida nell’accoglimento delle presenti osservazioni».

venerdì 11 Marzo 2022

(modifica il 27 Luglio 2022, 15:12)

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sergiocognetti@gmail.com
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2 anni fa

A cala Pantano spiantate gli alberi di ulivo ! Chiacchiere solo chiacchiere di gente che non sa ,lì fino agli anni 80 ormeggiavano circa 100 piccole barche ,iba