Cronaca

Il monito di don Tonio: «Chi crede nella pace non può limitarsi alle grandi dichiarazioni pubbliche»

Pinuccio
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BISCEGLIE 17 marzo 2022 Intervista a Don Tonio Dell' Olio sulla guerra in Ucraina.
Una intervista al presidente dell'associazione Pro Civitate Christiana di Assisi
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Tonio Dell'Olio, presbitero, giornalista, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi. Dal 1993 al 2005 é stato coordinatore nazionale (1993 – 2005) e membro del consiglio nazionale (1993 – 2009) di Pax Christi – movimento cattolico internazionale per la pace; dal 2005 al 2015 è stato membro dell'Ufficio di Presidenza e fondatore e responsabile del settore internazionale di Libera. È redattore di Mosaico di Pace rivista fondata da don Tonino Bello di cui è stato anche direttore, per questo mensile pubblica una rubrica quotidiana online dal titolo Mosaico dei giorni. È stato cappellano del carcere di massima sicurezza di Trani, ha operato in quartieri segnati da degrado e marginalità come i Quartieri Spagnoli di Napoli, dedicandosi ai minori e al recupero dei tossicodipendenti attraverso la fondazione del Centro Giovanile Metropòlis a Bisceglie nel 1987. Diventato coordinatore di Pax Christi nel 1993 è stato tra i promotori di molte campagne, attività e iniziative sui temi dell'economia di giustizia e del disarmo. Ha contribuito all'organizzazione di molte mobilitazioni in difesa dei diritti umani, contro la guerra e per il disarmo, mi piace ricordare le edizioni dell'Assemblea dell'ONU dei popoli e la Marcia per la Pace Perugia-Assisi dal 1993. Ha promosso la costituzione di una rete europea di organizzazioni di società civile contro le mafie denominata Libera Europe. Da una vita si batte per la pace nel mondo.

Questa l’intervista esclusiva per Bisceglielive raccolta da Pinuccio Rana.

  • Cosa è esattamente la Pro Civitate Christiana di cui Lei è presidente?
  • E’ un’antica istituzione nata nel 1939 ad opera di un prete, don Giovanni Rossi, milanese, che intese dar vigore, significato, importanza e protagonismo all’interno della Chiesa Cattolica  al ruolo dei laici, anticipando il Concilio diede quindi la possibilità ai laici di formarsi anche in maniera teologica e poi, soprattutto, di annunciare la parola di Dio con gli strumenti e i mezzi che, all’epoca non potevano essere immaginati: una casa editrice, una rivista culturale, una galleria d’arte, una biblioteca che adesso conta settantamila volumi, e poi convegni annuali, e corsi di formazione. Insomma una cosa molto articolata che ancora oggi è in grande attività e grande fermento e che, si sforza appunto, di annunciare la parola di Dio non andando casa per casa annunciando la fine del mondo ma attraverso la bellezza, l’arte e anche la predicazione.
  • Dove ha sede la Pro Civitate Christiana?
  • La Pro Civitate Christiana ha sede in una cosa che chiamiamo la cittadella di Assisi perché è fatta di vari edifici, c’è un teatro da 650 posti, un palazzo che viene detto Osservatorio in cui c’è una fonoteca, una biblioteca, una galleria d’arte, un anfiteatro, ed è appunto Cittadella Cristiana. E’ nel centro storico di Assisi, esattamente a metà strada fra la Basilica di Santa Chiara e la Basilica di San Francesco.
  • Attualmente è attivista o coordinatore di Pax Christi?
  • Io lo sono stato dal 1993 su indicazione di don Tonino Bello fino al 2015, ho svolto questo ruolo e poi come deve sempre, giustamente, succedere c’è un avvicendamento. Di lì don Luigi Ciotti mi chiese di dare una mano a Libera e per altri dieci anni sono stato lì dando una dimensione internazionale per la lotta contro la mafia e poi abbiamo fatto questa rete molto bella in America Latina e in Europa, una cosa veramente molto importante, penso.
  • Secondo Lei quali sono le ragioni di questa guerra?
  • Le ragioni sono complesse, il che non significa che sono complicate; cioè mentre tutti noi oggi normalmente percorriamo la strada della semplificazione per cui pensate, sempre, se voi guardate tutte le guerre da duemila anni ad oggi hanno almeno tre caratteristiche: un nemico terribile, diabolico, un esercito forte e un nobile motivo, in questo momento noi abbiamo esattamente queste tre componenti. La questione è molto più complessa che non questa e nasce da lontano ed è appunto ad uno scontro a più alto livello che non sia esattamente quello della Russia con l’Ucraina che è sul dominio del mondo. Come sapete, dalla caduta del muro di Berlino, dalla caduta dell’impero sovietico e lo scioglimento del Patto di Varsavia, tutto lasciava supporre che si sciogliesse anche il Patto Atlantico, la Nato ed invece, non solo la Nato ha continuato ad esistere ma si è estesa e questo, rappresenta chiaramente una minaccia per tutte le nazioni che non sono in questa struttura. Le radici di questo conflitto stanno nella debolezza delle Nazioni Unite, ONU, che nascono, appunto, alla fine del secondo conflitto mondiale per preservare le future generazioni dal flagello della guerra; però gli strumenti che le Nazioni Unite si erano dati per questo non funzionano perché le grandi potenze non mettono in grado l’Onu di funzionare. Vi voglio far notare soltanto questo: in questa struttura sovranazionale che dovrebbe agire in maniera democratica, come sapete, cinque nazioni hanno il diritto di veto: Gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Gran Bretagna e la Francia e, quindi, possono vietare qualsiasi intervento. Sono le cinque nazioni che coprono il novanta percento della produzione e commercio delle armi: secondo voi hanno interesse che non scoppino le guerre?
  • Ritiene che la guerra si ferma in Ucraina o possa andare oltre?
  • Se non stiamo attenti questa guerra può essere destinata ad estendersi, il che significa però che c’è bisogno di un carico di responsabilità, cioè quelli che credono nella pace non possono limitarsi soltanto alle grandi dichiarazioni pubbliche ma devono essere presenti all’interno del conflitto e interporsi con il conflitto stesso. La soluzione sarebbe stata in un articolo dello Statuto delle Nazioni Unite che prevede un corpo specializzato che è una forza di polizia internazionale. Se qui succede qualcosa io chiamo la polizia, non chiamo l’esercito. La polizia ha la possibilità di neutralizzare l’aggressore e difendere l’aggredito, il debole diciamo, l’innocente. Questo oggi non avviene perché la Russia vuole il diritto di veto a che questo possa essere realizzato perché mai si è realizzato una forza di polizia internazionale, di conseguenza se una bomba cade nella parte sbagliata, nella Polonia che è nella Nato, verso la Romania che è Nato, ebbè allora la cosa diventa più difficile. Voi pensate che la Russia è già circondata da nazioni, Lituania, Estonia, Lettonia, Romania, Polonia, ecc. che sono già nel Patto Atlantico.
  • Cosa pensa della decisione di fornire le armi agli ucraini?
  • Vedete, la discussione che si è innescata in questi giorni di armare gli ucraini è in qualche modo di mettere a tacere la propria coscienza, oltre che favorire chiaramente i costruttori di armi, le industrie belliche, insomma. Non voglio essere volgare…ma significa veramente fare la pace, difendere gli innocenti con il rischio degli altri e non con il nostro. Io voglio dirlo anche attraverso questa intervista, noi stiamo organizzando un’azione di pace, come facemmo con Sarajevo nel ’92 di persone che,(pensiamo di farlo la settimana prossima, alla fine del mese), vadano a Leopoli, attraverso la Polonia al confine polacco, saremo per ora molto pochi per preparare qualcosa di molto più grande a livello europeo, per cui da tutti i paesi europei ci dovrebbero essere dei nonviolenti che partecipano a questa cosa, dove con i nostri corpi vogliamo dire “difendiamo gli innocenti”, “difendiamo la popolazione inerme” dell’Ucraina. Guardate che è davvero assurdo, tutti applaudono il Papa che dice “No alla guerra”, è contro alle armi, alla prima occasione però Lui…“armiamo “ e di fatto noi stiamo appoggiando, sostenendo questa guerra.
  • E’ una contraddizione: tante marce della pace, tanti inni però poi si forniscono le armi.
  • Assolutamente sì, e da questa dovremmo uscire facendo però delle azioni concrete, io penso che questo si possa fare. Tra l’altro in questo aereo, per cui prima andiamo a Cracovia poi prendiamo l’autobus e andiamo al confine con la Polonia e, possibilmente anche oltre, noi prenderemo dei bambini che sono già orfani di guerra, sono minori non accompagnati per portarli in Italia e disabili gravi che non possono affrontare il viaggio in autobus quindi utilizzeranno il nostro aereo. E’ molto importante e molto bello che alcuni parlamentari, sono una trentina finora, hanno già dato la propria adesione, per cui, voglio dire diventa importante anche questo.

venerdì 18 Marzo 2022

(modifica il 27 Luglio 2022, 14:48)

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Annalisa L.
Annalisa L.
2 anni fa

Una cosa sola non capisco, perché portare in Italia profughi ucraini se sarebbe molto più pratico ospitarli in paesi confinanti, dai quali potrebbero facilmente tornare una volta terminata la guerra.

Giovanni
Giovanni
2 anni fa

Come diocesi dovremmo stimare di più uomini come don Tonio e,da poco,don Domenico; invece si permette che questi siano poco valorizzati. Ai progetti giovani della diocesi andrebbero messi questi due sacerdoti, invece di programmi inutili e adunate fine a se stesse. Orgoglioso di voi,delle vostre caparbie idee.