Cronaca

Don Mario Pellegrino: «Dovevamo diventare migliori ed invece ecco i boati di guerra»

La Redazione
Don Mario Pellegrino
La riflessione del sacerdote biscegliese fidei donum in Brasile
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Consueto appuntamento di Pasqua con la riflessione di don Mario Pellegrino, sacerdote biscegliese fidei donum in Brasile. Ecco il testo integrale del suo messaggio:

«Ciao carissimo Cristofilo, amico/a di Cristo,

ti scrivo per ringraziarti per aver condiviso con me, in questo tempo di quaresima, la tua fatica e angoscia nel non riuscire a dare un senso autentico e pieno alla tua vita di fronte alle ultime vicende: pensavamo tutti che in questo tempo di pandemia dovevamo diventare migliori, più umani e fraterni, ed invece ecco che i boati di guerra, ancora una volta, sembrano prevalere sui gesti di amore e di pace; sono giorni difficili non solo per te, ma anche per me e tante persone che non si danno pace fino a quando non cessi questa cultura di morte che ci circonda.

Le tua parole, che davano sfogo alla tua delusione e tristezza per tutte le volte che tocchi le ferite vive e aperte del dolore disumano presente nel mondo, mi fanno ricordare l´incredulità dell´apostolo Tommaso: come lui, anche te ed io vogliamo sentire Cristo che toc­ca la tua e nostra vita e che entri nei nostri cuori per aprire strade di speranza e di gioia; di senti­re, insomma, un Dio sensibile, u­dibile, visibile; che la sua vi­ta scuota la tua e nostra vita, e senti­re che Lui è per te e per noi fonte di speranza e di coraggio per trasformare questo mondo in un regno di pace, giustizia e fraternità.

E, se ci guardiamo dentro, ti assicuro che possiamo scorgere la Sua luce di speranza e amore che ci esorta a credere nella rinascita e che ci sarà un tempo migliore di grazia e di abbandono tra le braccia di Dio: dipende appena e solo di te, e di ciascuno di noi, per seminare pace attorno a noi.

Si, perché se è vero che la Pasqua senza la croce è vuota, altrettanto è vero che la croce senza la Pasqua è cieca: lascia, allora, che il vento della Resurrezione non ti abbandoni, perchè il Signore ci dona, anche attraverso la croce e il dolore, la speranza di rinascere ogni giorno della nostra vita.

Vedi, Cristofilo, Pasqua significa proprio passaggio: dall’inverno alla primavera, dalla schiavitù alla liberazione, dalla morte alla vita; Pasqua è messaggio di speranza, di rinascita, di nuovi orizzonti e significati di vita verso cui mettersi in viaggio, abbandonando ingiustizie e false certezze, accettando anche rischi e fatiche.

Vedi, come la pietra rotolata sul sepolcro, in molti pensavano che non avrebbe custodito appena il corpo di Gesù, ma soprattutto il suo sogno, la sua utopia; così noi crediamo fermamente che dal sepolcro non si è alzato solo il corpo di Gesù, ma anche il suo sogno di una società più umana: semi di speranza e di coraggio il Risorto deposita nel terreno del tuo cuore, carissimo Cristofilo, e ti prego, falli germogliare e fruttificare!

Per questo la Pasqua è festa di autentica liberazione, è la festa dei macigni rotolati via dall’imboccatura del tuo cuore e della nostra anima.

Quella tomba vuota ci dice che il Risorto non lo incontriamo nei segni di morte; Lui è fuori, lungo le strade, ma non le strade che fuggono dalla vita, come quelle del disimpegno o della resa, del comodismo o della indifferenza.

Possa, allora, carissimo Cristofilo, la tua vita aprirsi alla luce e alla brezza leggera della resurrezione, e il vento della resurrezione lavare i nostri volti spenti, le parole tenebrose e negative, i pensieri vuoti, le scelte opache, le stanchezze che accumuliamo dentro, per respirare vita nuova, vita vera, vita di resurrezione!

È vero, carissimo Cristofilo, la monotonia della vita quotidiana, il ripetere quasi meccanicamente sempre le stesse cose ogni giorno, a volte, va riducendo le nostre speranze, così come è successo a Maria Maddalena. Ma lei, Maria Maddalena, proprio sulla soglia della tomba vuota, contempla quello che i suoi occhi non sognavano più di contemplare e ascolta quella voce che non avrebbe mai più pensato di udire: da quella tomba, dove era uscito il suo Signore, esce anche viva la sua speranza ormai morta.

Anche te, Cristofilo, come ciascuno di noi, dobbiamo sentire il coraggio di far risuscitare la speranza in noi: anche i nostri occhi, se crediamo, potranno vedere quello che non sognavamo più di vedere; ascoltare voci che non pensavamo più di ascoltare. Si, queste nostre mani e questo nostro cuore potranno ancora inventare cose che umanamente ci sarebbe parso impossibile realizzarle.

Credere nella resurrezione è sapere che il nostro amare non è inutile, che il nostro impegno per la pace porterà i suoi frutti: lasciati, allora, Cristofilo, attraversare dal grido della vita; in quel grido c’è la forza per non arrendersi di fronte alle sconfitte; lascia che questo vento rianimi le tue forze, riaccenda la tua voglia di vivere e il tuo desiderio di libertà; non lasciare insomma orfano di resurrezione il tuo presente, perché non possiamo dire che Cristo è risorto appena soltanto cantando nelle nostre chiese, ma soprattutto seminando speranza nel cuore degli uomini e delle donne di oggi.

Ti invito, Cristofilo caro, a contemplare il Vangelo della Pasqua di quest´anno, dove tutti corrono: corre Maria, Pietro, Giovanni; ognuno con il proprio passo, al ritmo del proprio cuore e desiderio; ognuno arriva al sepolcro in tempi diversi e ciascuno vede in modo diverso. A te, Cristofilo, e a ognuno di noi vorrei dire: che non venga mai meno questo correre; che noi Chiesa non ci limitiamo a fare appena lenti passi o, ancor peggio, a rinchiuderci nei cenacoli; che ognuno di noi ritorni a vivere come coloro che corrono per trasformare tutti i nostri giorni in quel mattino di Pasqua.

Vedi, Cristofilo, la Resurrezione ci dice che Gesù è vita e che Dio non è nei segni di morte, ma di vita, di una vita donata senza misura, e chi ama passa sempre dalla morte alla vita.

Allora, mio caro Cristofilo, racconta anche te, con la tua vita, che Lui è vivo, che vince l’amore, che sempre vince la vita: l’amore che sulla croce sembrava perdente, ha vinto e sconfitto la morte. Allora vai, corri, grida che si può cambiare rotta, dì che non vince la morte, ma sempre l’amore. Ma dillo con i tuoi gesti; dillo in piedi, come ci invita don Tonino Bello, perché non è lecito stare davanti al Signore risorto se non in piedi: non possiamo stare in ginocchio, come se fossimo schiacciati dall’altalena delle vicende umane; né seduti, quasi indifferenti o rassegnati a ciò che accade intorno a noi; ma in piedi dimostrando a noi stessi che siamo capaci di lottare con coraggio, di credere che l’indifferenza lascerà il posto ad uno sguardo più fiducioso.

In piedi, allora, oggi, adesso, tutti insieme, davanti al Signore Risorto perché Lui vuole guardarci negli occhi, invitarci a non desistere, a continuare a lottare, sussurrandoci che è pazzo d’amore per ognuno di noi e sono proprio le Sue lacrime, e non solo le nostre, a rendore possibile ogni Resurrezione. Si, in piedi, per cogliere l’anelito della vita meravigliosa di cui il Risorto ci fa dono.

Coraggio, allora, in piedi! In piedi, Cristofilo! In piedi, tutti noi insieme, perché noi resuscitiamo nel momento in cui accettiamo la sfida a vivere pienamente e senza riserve: coraggio, non temere!

E anche tu sussurra la stessa speranza a tutti coloro che si sentono (s)confitti sulla croce, delusi dalla vita: coraggio, in piedi! A chi vede naufragare i suoi sogni: coraggio, in piedi!

Vivi e testimonia, Cristofilo, questo coraggio che ci spinge a rialzarci e abbandonare il letargo delle coscienze per respirare venti di solidarietà che fa nuovi i nostri mattini, affinchè la delusione non ci sovrasti, l’angoscia non ci anneghi nel suo vortice, la rassegnazione non prenda il sopravvento.
Si, coraggio, in piedi: per rimetterci in cammino e lasciare che, dalle ceneri dei nostri rimpianti e dalle prigioni delle nostre paure, scaturisca un fuoco nuovo che ci riscaldi in un abbraccio pieno di passione e compassione. Che la resurrezione sia scritta sul tuo volto e nella tua vita, Cristofilo caro.

Buona Pasqua: perché di fronte a chi decide di amare e donare, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che rinchiuda, non c’è macigno che non rotoli via.

Svegliati e alzati, allora, Cristofilo, perchè Pasqua non è la festa di chi vive una vita addormentata, o sdraiata; non è festa per persone accomodate, nè per quelli che portano il crocifisso al collo e non sanno vedere i crocifissi di oggi; ma è festa per chi inventa e costruisce passaggi e ponti dove non ci sono muri e neanche fili spinati: la Pasqua ama porte aperte, brecce nei muri, profezia di una umanità in pace, nonostante questa nostra Europa che vede, ancor oggi, Caino armarsi fino ai denti e uccidere Abele, fratelli diventare nemici.

Si, carissimo Cristofilo, questa Pasqua vuole scardinare e aprire l’anima dormiente di chi si sente a posto quando chiude gli occhi davanti al mondo che sembra morire, quando tappa le orecchie per non sentire il grido disperato di aiuto e solidaretà; quando chiude le frontiere ai cercatori di pane, chiude le serrature del suo cuore, lasciando nascere attorno a sé solo un pianeta di tombe e di recinti.

Ricordati, Cristofilo: Gesù risorge sempre e solo dopo essere disceso agli inferi, e ancor oggi continua  a scendere nel fetore delle catacombe dei fuggiaschi, nelle lacrime di chi si vede privato perfino di una abitazione a causa dei bombardamenti, nei barconi che affondano; scende nel cuore della vittima e anche nel cuore del carnefice, come forza di risurrezione e annuncio di conversione.

In questo mattino di Pasqua, vorrei far giungere a te, Cristofilo, e ad ognuno di noi le parole di Papa Francesco: «Cristo vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza» (Christus vivit, 1-2).

Si, la Pasqua è l’inizio del mondo nuovo, liberato dalla schiavitù del peccato e della morte: il mondo finalmente aperto al Regno di Dio, Regno di amore, di pace e di fraternità.

In questa Pasqua, Cristo, il Vivente, è, atraverso il tuo impegno, la speranza per l’amato popolo ucraiano, che continua a soffrire per questo assurdo conflitto che rischia di trovarci sempre più rassegnati e perfino indifferenti: Cristo Risorto invita te, Cristofilo, e tutti quanti noi a rinnovare l’impegno per una soluzione politica che risponda alle giuste aspirazioni di libertà, pace e giustizia; il Signore risorto ti e ci incoraggia ad assumere iniziative umanitarie rivolte a perseguire una pace duratura.

Che questa Pasqua, carissimo Cristofilo, ci porti a tenere lo sguardo fisso sul mondo lacerato da continue divisioni e tensioni, per testimoniare con paziente perseveranza il Signore risorto e la vittoria della vita sulla morte, affinchè le armi cessino di insanguinare la terra.

Davanti alle tante sofferenze del nostro tempo, il Signore della vita non ci trovi freddi e indifferenti. Faccia di noi dei costruttori di ponti, non di muri. Egli, che ci dona la sua pace, ci trasformi in profeti di speranza, coraggiosi nel far cessare il fragore delle armi, nel porre fine alla corsa agli armamenti. Il Risorto, che ha spalancato le porte del sepolcro, apra i nostri cuori alle necessità dei bisognosi, degli indifesi, dei poveri, dei disoccupati, degli emarginati, di chi bussa alla nostra porta in cerca di pane, di un rifugio e del riconoscimento della sua dignità.

Carissimo Cristofilo, Cristo vive ed è risorto! Lasciamoci rinnovare da Lui! Buona Pasqua».

domenica 17 Aprile 2022

(modifica il 27 Luglio 2022, 13:26)

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Franco
Franco
2 anni fa

Si ma la fede non può essere ridotta a semplice “impegno per la pace” come se la Chiesa fosse una tra le tante Ong.