Il segreto della cura é prendersi cura dei nostri ospiti

Ilaria Tesse
L'ascolto empatico, elemento fondamentale per aiutare l'anziano a ritrovare la fiducia in se stesso e nei propri mezzi.
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Se consideriamo l’Uomo come costituito da una parte materiale (corpo) e da una immateriale (anima), risulta facile capire che, per  assistere davvero una persona che vive un momento di disagio psico-fisico, quale quello che spesso accompagna l’ingresso nella cosiddetta “ terza età”, occorre fare attenzione ad entrambi gli aspetti. Ecco perché, quando si  parla di assistenza, in generale o riferita in particolare all’anziano, si parla  sempre più frequentemente della necessità di passare dal curare al prendersi cura.

“Una delle qualità essenziali del clinico è l ’interesse per l’umanità, poiché il segreto della cura al paziente è prendersi cura del paziente.”   Francis W. Peabody 19

Per cura si intende la rimozione della causa di un disturbo o di una malattia, attraverso tutti quegli interventi finalizzati a ripristinare, laddove possibile, uno stato di salute pressocché ottimale. La possibilità di curare in questo senso è garantita solo dalla medicina, cioè da quelle modalità terapeutiche che permettono di intervenire da un punto di vista puramente tecnico. L’espressione prendersi cura, invece, esprime il coinvolgimento personale dell’operatore sanitario con la persona da assistere, coinvolgimento che si esprime attraverso la premura, l’incoraggiamento, il sostegno emotivo e la compassione, vale a dire il “patire con”.

In questi ultimi tempi, si  è compresa dunque l’importanza di integrare i due aspetti dell’assistenza, il curare e il  prendersi cura, appunto.

Per prendersi cura, dunque, occorre unire alla competenza professionale, una particolare attenzione al soggetto, ponendolo al centro del nostro agire, entrando in sintonia con lui e i suoi famigliari attraverso quello che si chiama ascolto empatico. Bisogna considerare che spesso, con l’avanzare degli anni, possono subentrare disagi fisici ma anche problematiche di carattere psicologico a cui vanno aggiunte quelle di carattere sociale, se consideriamo il contesto in cui il soggetto vive.

Per questo, il compito dell’operatore che si prende cura dell'anziano e' di accompagnarlo in un percorso, sostenendolo e fornendogli gli stimoli più giusti per portarlo ad avere di nuovo fiducia in se stesso e nei propri mezzi.. Per fare ciò la persona deve essere prima di tutto aiutata nell’accettazione della sua condizione. 
In secondo luogo, deve essere ascoltata per capire esattamente quali siano le sue paure e le sue angosce, per rispondere a tutte le sue domande, riuscendo così a personalizzare gli interventi di assistenza. La  persona va poi motivata per aiutarla a gestire in modo nuovo la sua quotidianità.

E’ fondamentale puntare al miglioramento della qualità della vita attraverso sistemi che permettano al soggetto di giungere al soddisfacimento dei propri bisogni.
Per fare ciò, occorre porsi degli obiettivi chiari, concreti, pertinenti, dettagliati e a portata dell’ utente per permettere a quest’ultimo,di tornare a vivere la sua vita in totale serenità.

Stando accanto ai nostri ospiti, qui a Villa Santa Caterina, garantiamo loro tutti gli strumenti necessari perché possano promuovere un cambiamento positivo nella loro esistenza.
Per prenderci cura di qualcuno, dobbiamo dunque porre l’attenzione sull’importanza del valore di ogni persona e della sua progettualità, in ogni fase della vita, ricordandoci che la vera salute nasce dalla rappresentazione che abbiamo di noi stessi.

Il Mito di Cura
Mentre Cura stava attraversando un certo fiume, vide del fango argilloso. Lo raccolse pensosa e cominciò a dargli forma. Ora, mentre stava riflettendo su ciò che aveva fatto, si avvicinò Giove. Cura gli chiese di dare lo spirito di vita a ciò che aveva fatto e Giove acconsentì volentieri. Ma quando Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo proibì e volle che fosse imposto il proprio nome. Mentre Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché essa, la Terra, gli aveva dato il proprio corpo. I disputanti elessero Saturno, il Tempo, a giudice, il quale comunicò ai contendenti la seguente decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu Cura che per prima diede forma a questo essere, finché esso vive, lo custodisca la cura. Per quanto concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è stato tratto da humus.   Il mito di cura, Higynus. Liber Fabularum. II sec. D.C.

giovedì 22 Ottobre 2015

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