‘IL GIOVANE HOLDEN’ di J. D. Salinger

Luciana De Palma
i pensieri e le azioni di un adolescente troppo maturo per non scorgere le volgari ipocrisie degli adulti e troppo innocente per riuscire a scalfirle.
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La verità è che il sedicenne Holden Caulfield, il protagonista di questo romanzo, accoglierebbe molto volentieri da noi una risposta onesta e plausibile, una spiegazione sincera, una soluzione solida che mettesse fine alle sue perplessità, ai suoi dubbi, alle sue incertezze, … se solo le nostre risposte fossero del tutto pure, genuine, in nessun modo ipocrite, in nessun caso menzognere, mai frutto di banali semplificazioni.

La questione, però, è proprio questa: siamo noi capaci di fornirgli risposte rassicuranti e definitive che non siano nello stesso tempo solo la ripetizione sterile di formule scontate e di assiomi tradizionali? Possiamo indicare una via che conduca senza fallo in fondo al tunnel, oltre le paure e i dubbi, senza precipitare nella trappola di dogmi da accettare senza poterli mettere in discussione?

Fin dalle prime pagine del romanzo sentiamo che le sue domande sono le nostre, che le sue perplessità ci appartengono, che i suoi dubbi straziano anche le nostre coscienze, i suoi tormenti rendono insonni anche le nostre notti: Holden siamo noi o lo siamo stati o, forse, lo siamo ancora.

Holden, sebbene adolescente, non teme la sofferenza spirituale né gli spasmi della sua anima dentro cui si contorce un’esasperante, ma ostinata ricerca dell’autenticità, della verità, della libertà che anela a tramutarsi in spontaneità e gioia; piuttosto egli teme il nulla che, ammantato di apparenza e di delirante grandiosità, intravede dietro ogni singola persona di sua conoscenza, un nulla che si gonfia a dismisura, che divora i pensieri, che corrompe i gesti, che le mistifica le certezze.
Dai genitori agli insegnanti, dagli amici agli sconosciuti, incontrati per caso, nessuno sa offrirgli un esempio genuino e puro di responsabilità intellettuale, di correttezza morale, di spontanea franchezza.

Nell’arco temporale di tre giorni, durante i quali si sviluppa la trama del romanzo, Holden s’immerge in un vortice di sconvolgenti ambiguità sociali, che svelano un disarmante deterioramento di sentimenti e d’ideali: pur continuando a cercare risposte cui aggrapparsi con la stessa fiducia con cui un quadro resta attaccato alla parete attraverso il chiodo che lo sostiene, ciò che otterrà in cambio saranno sempre e soltanto orribili delusioni, fallimenti sistematici.

E Holden, costretto ad assecondare la sua lucida e irriducibile volontà, che gli impedisce di arrendersi e di smettere di chiedere e di cercare, si ritrova ad annaspare tra gli argini molli e cadenti di un’umanità schiacciata sotto il peso del suo stesso vuoto, responsabile del suo disgregamento e nello stesso tempo, a quanto pare, unica condizione di esistenza, perpetuata senza il minimo senso critico, senza la minima dose di scetticismo.

Dopo essere stato espulso dal college di Pensey e prima di ritornare a New York, dai suoi genitori che ancora nulla sanno dell’espulsione, Holden va a trovare il suo ormai ex professore di storia, Spencer, che ha suscitato in lui un profondo senso di simpatia; l’accoglienza, però, non sarà affatto quella sperata poiché una ramanzina, che lo investe appena messo piede in casa del professore, lo getta in uno stato di sconforto misto a rabbia. La fiducia nel professor Spencer è minata irreparabilmente dalla deludente evidenza di non essere stato compreso neppure da chi, fino a quel momento, ha ritenuto saggio e invincibilmente estraneo alle banali logiche della gente comune.

Quella stessa sera, tornato nel dormitorio, un’altra ragione di sconforto urta la sensibilità eccezionalmente acuta di Holden: uno dei suoi compagni, Stradlater, avvezzo a circondarsi di amanti e a passare da una storia d’amore a un’altra, gli comunica che sta per uscire con un’amica d’infanzia di cui Holden stesso è da tempo innamorato. Dando per scontato che la sua amica riceverà un trattamento non più edificante di quello ottenuto dalle precedenti ragazze con cui l’amico è precedentemente uscito, Holden inizia a insultarlo pesantemente, fino a quando Stradlater, sferrandogli un pugno pieno viso, non mette fine alla discussione.
In quello stesso istante Holden abbandona il dormitorio e va a New York, dove vagherà per tutta la notte, lontano da casa, lontanissimo da una soluzione alla tragedia del suo tormento. Fino a Natale vive in un alloggio provvisorio, poi affitta una camera in un albergo d’infima categoria.

Da questo momento in poi si susseguiranno incontri che non allevieranno le sofferenze morali e spirituali dell’adolescente Holden, i cui capelli già grigi palesano all’esterno una maturità interiore di cui lo stesso Holden è vittima.
Un’amica di suo fratello si ferma a parlare con lui solo per ritornare con la vecchia fiamma; un’inserviente dell’albergo gli propone quindici minuti di piacere con una prostituta per cinque dollari, salvo poi chiederne il doppio il giorno dopo, benché Holden, nonostante l’iniziale euforia, abbia lasciato andare la ragazza, senza concludere nulla; quindi, un’amica, Sally, incontrata il mattino successivo, si rifiuta con ostinata caparbietà di seguire Holden che le ha appena proposto di fuggire insieme, abbandonando la città e la civiltà tanto detestate. Infine un vecchio amico, Carl Luce, un tempo apprezzato per il suo temperamento giocoso, per le sue rocambolesche avventure erotiche e per la sua incontenibile e contagiosa irriverenza, si dimostra completamente cambiato, per nulla simile alla persona impetuosa e fervida che Holden ricordava. Anzi, sarà proprio Carl Luce a consigliargli un’accurata e seria visita presso uno psicanalista.

A Holden non resta che darsi all’alcool, ancora girovagando per le vie di New York, finché non decide di ritornare nella casa dei suoi genitori. Qui sembra che la sua solitudine spirituale sia accolta, compresa e confortata da sua sorella minore: lei gli parla con dolcezza e con fermezza, suggerendogli di mantenere ancora un po’ la notizia della sua espulsione. Holden segue il consiglio, poi, stremato da un’ennesima delusione, fugge da New York, fugge dalla società.

Il passaggio definitivo dall’adolescenza alla maturità, il rituale che avrebbe dovuto portare Holden ad accettare, conformandosi alle regole e alle complicate quanto infelici soluzioni comunemente accettate dagli adulti di sua conoscenza, resta incompiuto.
Holden è ancora un adolescente carico di interrogativi, di paure, di aspettative, di dubbi, di energia da spendere nella ricerca spirituale, e l’età adulta, verso cui il tempo inevitabilmente lo indirizza, non gli mostra neppure la parvenza di una risposta, non una certezza che non s’infranga, poi, contro la purezza della sua anima.

L’innocenza, di cui Holden brama la conquista, o la riconquista, è più rara e irraggiungibile di quanto avesse mai pensato, andandosene dal college; persino quando la ravvisa, vaga e incerta, nella figura di sua sorella, l’unica a incarnare il valore positivo della gioiosa fiducia, essa svanisce immediatamente, segnando inesorabilmente una dolorosa distanza tra il sentimento di verità e l’implacabile sconcerto che lo attende a ogni incontro, a ogni svolta d’angolo.

L’ultima immagine del libro, lungi dall’essere una soluzione cui l’autore ci propone di aggrapparci come fosse una cura per le sofferenze morali, se mai ci trovassimo nelle medesime condizioni di Holden, è toccante e maestosa, è una pausa dalla corsa contro il tempo e contro l’incalzante timore di non farcela, è un fruscio leggero che sciorina vibrazioni di dolcezza come fanno le gocce di pioggia fresca, cadendo da un cielo pesantemente scuro.
“Scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d'incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro … se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. È storia. È poesia”.

giovedì 7 Aprile 2016

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