L'analisi

Lavori pubblici e conseguenze sulla vita dei cittadini. Dal Ponte dei Pescatori al pump track

Il “ponte dei pescatori” su via della Repubblica
La riflessione di un noto architetto biscegliese e le responsabilità della politica
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Riceviamo e pubblichiamo una interessante riflessione a cura dell’Arch. Bartolo Di Pierro sull’effetto che le decisioni sugli interventi di riqualificazione del territorio hanno sulla vita delle aree interessate. Anche un lavoro ben fatto e con finalità lodevoli può portare a conseguenze diverse che la politica ha il dovere di valutare.

Ecco il testo integrale della sua riflessione:

«Non ho scritto nulla sul ponte in legno ,titolato “ai pescatori”, che ha ricollegato via dei Pescatori con via Prussiano. Mi sono sufficienti le convisibili parole del senatore Francesco Boccia che, quando ha visto l’opera, ha così commentato: ”Ottima la scelta funzionale di collegare centro storico e litoranea di levante, cultura e mare. Sulla qualità estetica devo pensarci.” Ecco, dobbiamo tutti pensarci su. Nel mentre concentriamo il nostro pensiero sui “circuiti pump track” inaugurati proprio ieri , alla presenza del campione ciclistico Francesco Moser, dalle autorità cittadine , nel quartiere san Pietro.

La prime domande che mi vengono spontanee sull’opera sono : è l’opera più opportuna che si potesse immaginare per un quartiere che  presenta criticità e disagi sociali? E’ l’opera più saggia da donare ad una popolazione giovanile che già’  sovente confonde il circolare su una strada pubblica col gareggiare o fare acrobazie su una pista riservata? E’ proprio la destinazione ciclistico acrobatica la destinazione  a verde più desiderata dagli abitanti del quartiere San Pietro? Siamo proprio sicuri che i nostri concittadini hanno la maturità di fruire quelle piste ondulate con prudenza e civiltà, senza far del male a loro stessi o ad altri?

Mi appare evidente che per la tipologia di movimentazione, ciclistica e non, che si svolgerà in quell’area, causa il rischio di scontri e incidenti, in caso di uso indisciplinato e non conforme, e’assolutamente necessaria la presenza costante  di  una custodia che tuteli l’incolumita’ dei fruitori . Il comune di Bisceglie, che e’ gia’ sotto organico nel corpo di polizia municipale, sarà in grado di garantire questo servizio di controllo? A quale costo per la comunità? Sono gia’ state individuate associazioni  di volontari che si rendano disponibili, in alternativa al comune, a garantire gratuitamente questo gravoso servizio oppure l’area sarà affidata ad enti o onlus che di fatto la privatizzeranno, rendendo esclusivi e a pagamento 500mila euro di finanziamento pubblico ?

I dubbi che esprimo sulla opportunita’ di questa recentissima opera, lo ammetto, sono il frutto di un pregiudizio generatosi in me da una lunga percezione. Il pregiudizio è il seguente: ho la sensazione che la programmazione temporale e prioritaria delle opere pubbliche cittadine  non sia il frutto di una definita visione  urbanistica rispetto alla quale scegliere I finanziamenti conformi. Mi sembra che si segua la casuale  la via del “addo cojo cojo” , cioe’  le scelte delle destinazioni funzionali specifiche di aree urbanistiche pubbliche  siano definite solo dalla disponibilità esterna e casuale di finanziamenti extracomunali, senza che si applichi , alle disponibilita’ di finanziamento, alcuna selezione politico-strategica , in virtù del debole e mal interpretato principio urbanistico dell’adattivita’. Si facciapurché si faccia , anche se non e’ proprio utile o idoneo. Si faccia perche’ i cittadini vogliono vedere che si stia facendo  qualcosa. Se non e’ il meglio non importa, la cittadinanza poi si adattera’.

Spero di essere smentito , ma ho “il pregiudizio”  che la scelta delle priorità delle opere pubbliche da eseguire non si fondi su metodi oggettivi fondati su un confronto analitico di costi-benefici e costi gestionali e manutentivi ,nel tempo, dell’opera. Credo che le scelte avvengano o per intuizione politica oppure per opportunita’ di consenso.

Il risultato che ne viene puo’ essere spreco di risorse  pubbliche per opere non ponderate, disorganiche al contesto, non gestibili, non manutenzionabili che deperiscono in breve tempo. Di esempi ne avrei tanti.

Quindici anni fa, in un incontro sul PUG,  contestai all’arch Giacomo Losapio , dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, che non ha senso programmare ulteriori opere pubbliche se non si hanno le risorse economiche per manutenerle. Lui mi rispose: “E che facciamo? Non facciamo più opere pubbliche solo per questioni manutentive?” Incassai la sua risposta pensando che in fondo avesse ragione.

Oggi, quindici anni dopo, col debito pubblico al 140% del PIL non posso piu’ accettare quella sua risposta di allora. Oggi più che mai le opere pubbliche , per il bene economico della nazione, devono aver subito , in sede progettuale, accurate analisi dei ritorni economici e dei costi ,  sul territorio, oltre gli effetti economici immediati della loro mera edificazione. E’ questione che si apre al tema più importante di  quale sia il più saggio modo di spendere le risorse del PNRR. E’ questione che  imporrebbe, o avrebbe imposto, una riflessione politica, strategica e analitica estremamente approfondita sul da farsi. Riflessione condivisa che mi sembra non ci sia stata. Eppure è la più’ grossa fiche che ci resta da puntare sul tavolo da gioco del futuro dei nostri figli».

venerdì 26 Aprile 2024

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