Cronaca

Fondazione Dcl: “Parole, parole, soltanto parole. Un vocabolario che cambia tra le diverse generazioni”. Le foto

Pinuccio Rana
Incontro alla Dcl con la professoressa Anna Maria Impemba
L'interessante incontro con la professoressa Anna Maria Impemba
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Si è svolto venerdì 10 febbraio presso la sede del centro DCL di Bisceglie in via Michele Rana, 9, il secondo appuntamento del ciclo “Un caffè al centro d’ascolto” dal titolo "Parole, parole, soltanto parole. Un vocabolario che cambia tra le diverse generazioni".

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All’incontro è intervenuta la prof.ssa Anna Maria Impemba, esperta di comunicazione intergenerazionale. La prof.ssa Anna Maria Impemba, in pensione da tre anni, laureata in lettere classiche, ha insegnato dagli Anni '80 al Liceo Linguistico, delle Scienze Umane, Economico Sociale e Musicale "Don Milani" di Acquaviva delle Fonti, continua dopo la pensione a sostenere ragazzi von scarsa volontà e in crisi con la scuola; ritiene che italiano latino e greco siano una strepitosa ginnastica mentale, ma sono spesso scollati con la realtà attuale.

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L’incontro – dibattito, è stato moderato dal giornalista Mino Dell’Orco referente per la comunicazione della  Fondazione DCL presieduta da Lucia Di Ceglie. Suor Marilda del Centro Diurno “Villa Giulia”, ha introdotto e presentato al pubblico presente la relatrice dell'attualissimo argomento del linguaggio delle nuove generazioni, prof.ssa Anna Maria Impemba.

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La professoressa ha subito iniziato l'incontro affrontando i nuovi termini, le abbreviazioni divenute ormai la norma anche nel linguaggio comune, e i nuovi termini dei Millennials”, ovvero la Next Generation. "SCIALLA = Stai Sereno; Calma; Rilassati. Es.: Scialla, ci vediamo a pranzo! Termine usato nel 2009 da una concorrente di Amici. Usatissimo nel 2011 in vari film. L’uso di SCIALLA in moltissime occasioni è sintetico, esotico, efficace. Porta con sé la calma e sembra voler invitare gli adulti (genitori, insegnanti etc.) ad adeguarsi alla filosofia scanzonata e leggera dei giovani. E’ una delle parole dello slang giovanile, purtroppo numericamente non ricco, ma estremamente efficace. Un linguaggio direi “tribale”, che indica appartenenza ed insieme esclusione, perché appartiene al loro mondo chi lo comprende e ne è estraneo chi lo ignora.

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E devi essere SMART, really really SMART: altra parola-chiave per comprendere i giovani. Intelligente, veloce, come il tempo in cui vivono, come le mode che consumano rapidamente.  E’ un codice per comprendersi senza troppi giri di parole. E chi non è capace di seguire questo ritmo? E’ un BRADIPO, perché non sa correre: le lumache e le tartarughe sono in pensione da tempo".

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Proseguendo – "Tutto è così veloce, oggi; i nuovi media rendono una notizia “VIRALE“ in un attimo, il tempo per ogni comunicazione è cortissimo. TWITTER con le sue parole “contate” obbliga alla sintesi. Ne fanno le spese la punteggiatura, le congiunzioni, le preposizioni e le parole stesse : NN – CMQ – TRANQUI – PROF (non Professore). L’italiano è già morto? Sta morendo, travolto dagli anglismi o meglio dallo slang, che erode implacabilmente gli spazi raffinati di una cultura antica e di una lingua “difficile”? la polemica di questi giorni tra professori universitari (che accusano le carenze linguistiche degli studenti) e linguisti (che difendono la nostra lingua e le troppe “concessioni” al parlato) è un riflesso della progressiva difficoltà che la scuola, in tutti i suoi ordini e gradi, incontra nell’imporre una lingua italiana corretta ed elegante, ma prolissa, ad adolescenti Smart, abituati ad usare le esecrabili K e X per abbreviare congiunzioni e pronomi".

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In conclusione La prof.ssa Anna Maria Impemba ha detto"Questi adolescenti, figli di genitori a loro volta cresciuti tra nuovi linguaggi (fumetti, murales, graffiti, riviste giovanili etc.), spesso soli in casa mentre entrambi i genitori sono al lavoro, acquisiscono il linguaggio della televisione e dei social, da cui dipendono più o meno in egual misura che dai loro genitori. Il conversare tradizionale della famiglia va scomparendo, il “gruppo” trasmette i suoi codici, che vengono utilizzati nel parlato e nello scritto. Gli insegnanti si disperano, ma il processo continua inesorabile. Non esistono rimedi nei confronti di un tempo che consuma veloce mode, musica e parole scritte, di un mondo capace di creare un idolo e di dimenticarlo pochi mesi dopo; ma deve esistere, da parte degli adulti, la disponibilità a tentare di comprendere questo mondo, a decifrarne i codici. Solo così gli adolescenti possono accettare un adulto nella loro ristretta “tribù” e quindi aiutarlo alla decodifica dei loro linguaggi".

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L’assessore alla formazione e alle politiche giovanili Rachele Barra, ha invitato a riflettere sulla necessità di esprimersi in modo corretto e mai volgare anche sui social e quanto sia oggi difficile il ruolo dell'adulto che deve cercare di avere un approccio più umile con i propri figli, e sforzarsi di comprendere il nuovo linguaggio degli adolescenti, in questo momento storico di transizione generazionale.

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domenica 12 Febbraio 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 8:28)

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