Domenica 16 febbraio 2020 la città di Bisceglie ha onorato la memoria di Antonio Papagni, riconosciuto dallo Stato «vittima delle massacro delle foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale», dopo essere stato dichiarato disperso dal 1° maggio 1945. Soldato di leva classe 1918, aviere scelto di Governo, Guardia di pubblica sicurezza presso la questura di Trieste, il 27enne biscegliese fu vittima nelle foibe del Carso, probabilmente gettato nella foiba dell’Abisso di Plutone di Basovizza.
Insieme ai familiari di Antonio Papagni, è stata apposta una targa al civico 55 di via San Lorenzo, dove aveva vissuto prima di partire senza fare più ritorno.
Il sindaco Angelantonio Angarano in una nota ha sottolineato: «Favorire la conoscenza della storia, anche delle pagine più dolorose, coltivare la memoria intesa non come sterile esercizio retorico ma come occasione di riflessione, è un nostro dovere morale. Dobbiamo trasmettere soprattutto ai nostri giovani cosa sia l’orrore della guerra, la barbarie della persecuzione razziale e della pulizia etnica, quanto male abbia fatto all’umanità la politica dell’odio e della violenza. La targa in onore di Antonio Papagni è una traccia fisica, tangibile che mancava nella nostra Città: servirà a tenere viva la sua memoria e a ricordarci che ognuno di noi, ogni giorno, deve impegnarsi per tutelare la pace, la libertà e la democrazia».
In questa occasione, in omaggio alle vittime delle Foibe, il poeta Demetrio Rigante ha declamato una poesia dal titolo Selénzie Cremenále… (Silenzio criminale) dal suo libro Addaure de còse e il prof. Nicola Gallo ha dato lettura della traduzione italiana, versi su pergamena offerta a Elisabetta e Giovanni Papagni, nipoti di Antonio Papagni, e alla sig.ra Laura Brusi, esule di Pola, in rappresentanza dell’associazione nazionale Congiunti dei Deportati italiani in Jugoslavia.
Selénzie cremenále…
“Criminali furono / quelle vendette / che “partorirono” false giustizie / e sradicarono dalle loro case / persone scampate alla Guerra / ma non alla pace… / Esseri umani, / legati e allineati / come filiera di vigna…, / spinti a morire / nelle foibe / della propria terra… // Criminale è il silenzio dei vivi / che, per molti anni…, / ha taciuto / il “grido” di quei morti: / eventi scippati alla Storia / e occultati / sotto i banchi di scuola… // Quanti calendari / bruciati dal tempo…, / quanti superstiti / sono ormai cenere…, / quante coscienze / si fanno parole, / parole di cemento / che si fanno Monumenti! // Criminale / è il silenzio dei vivi / sul grido dei morti, / come quello del nostro paesano / che dalle foibe / risale ogni 10 di febbraio, / il giorno del ricordo”.
Cremenále fúrene
chère vendéitte
ca “sgravòrene” falze gestizzie
e sradecòrene da re càsere
crestiáne scambòte a la Guèrre
ma nèune a la pòce…
Crestiáne, attaccòte e póuste
cóme na felère de vígne…,
mannáte a mbréie
ind’a re fóssere
de la própia tèrre…
Cremenále ià u selénzie de le véve
ca, pe tand’ènne…,
iòve acchemegghiòte
u gréde de chire móurte:
fatte sceppòte a la Stórie
e arreccuòte
sótte a le vènghe de la scóle…
Quande calannèire
òv’abbresciòte u téimbe…,
quande scambòte
s’ònne fatte cènre…,
quande chescéinze
pigghiéne la paróle,
paróle de ceménde
ca mó addevéndene Monuméinde!
Cremenále ià u selénzie de le véve
chè acchemmógghie
u gréde de le móurte,
cóm’a cure du paisáne nóuste,
ca, da re fóssere…,
se ne sòle
ògni dèce de frebbòre…,
la Déie du Recóurde…