Cronaca

«Infermieri come dei poliziotti mandati in una sparatoria senza il giubbino antiproiettile​»

La Redazione
Francesca Losapio
La drammatica testimonianza di una infermiera biscegliese a Milano
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«Sono un’infermiera biscegliese e lavoro ormai da due anni in una clinica privata di Milano. Dopo circa un anno di lavoro in condizioni precarie nella mia città con partita iva e costi esorbitanti per la cassa previdenziale di noi infermieri, senza alcun guadagno effettivo considerando il fatto che giù’ ancora purtroppo si ha una concezione della mia professione alquanto antica e ristretta alla cerchia degli infermieri più “anziani” o più “conosciuti”, ho deciso di trasferirmi con il cuore spezzato nella città delle grandi opportunità, potrà sembrare strano perché c’è gente che magari pensa: il tuo lavoro puoi farlo ovunque, e invece no a quanto pare non era così nemmeno per me».

A raccontare la sua storia è la biscegliese Francesca Losapio, impegnata in una clinica privata in una delle città più colpite dal coronavirus.

«Dopo pochi mesi di lavoro – prosegue il suo racconto – la bella notizia: contratto a tempo indeterminato, opportunità di carriera, corsi di formazione, possibilità di fare un master in qualsiasi campo della mia professione desiderassi specializzarmi, piccoli sogni che iniziano ad avverarsi e che iniziano ad accorciare le distanze da tutto ciò che hai lasciato al Sud, famiglia, affetti, calore, luoghi, mare in cui hai sempre vissuto.

Ma non sono qui per parlare di me, sono qui per parlare di tutti noi infermieri della Lombardia che ci troviamo in questo momento a combattere una guerra, come dei poliziotti mandati in una sparatoria senza il giubbino antiproiettile.

Stimo tantissimo i colleghi che in questo momento si trovano in prima linea, a fronteggiare seriamente l’emergenza, senza star a pensare ai telefoni o ai selfie o a farsi una sorta di pubblicità, perché ho tantissime testimonianze di colleghe che mi assicurano che la realtà è molto diversa da un selfie con i segni della mascherina, o dalla definizione che purtroppo spesso viene data in tv in questi giorni: eroi, salvatori della patria. Per molti non è così, molti sono stati obbligati con ordini di servizio e spediti senza alcun tipo di formazione nei reparti Covid perché magari gli infermieri con più esperienza nella rianimazione volevano tutelarsi. Molti sono amareggiati, provati, si fanno domande su ciò che dopo vorranno fare, se continuare questo mestiere o meno. Psicologicamente e’ devastante. Siamo tutti bravi a far dei selfie nel 2020. In generale io poi non ho mai condiviso più di tanto mie foto personali sul lavoro, o sottolineare la professione che svolgo, ho sempre fatto tutto in silenzio e a testa bassa perché non mi piace “esaltarmi”. Ho scelto questo mestiere per vocazione, e per miei desideri personali, relative a mie esperienze personali. Ho sempre definito il mio lavoro: la mia cura.

Adesso non è più così. Quel 22 febbraio lo ricordo anch’io molto bene, dovevo fare notte quella sera e onestamente io ero l’unica preoccupata agli inizi, probabilmente perché sono così di mio. C’era stato un primo caso a Codogno e ricordo che tutta la notte mentre lavoravamo iniziavano pian piano a salire, da 2, 3 poi 10 poi 16 fino ai giorni successivi che penso tutti ricordiamo. La mia collega cercava di rassicurarmi. Io, conoscendo il mio reparto, ero molto preoccupata.

Non tutte le realtà sono come vi immaginate, con gli eroi bardati che combattono il mostro invisibile. Purtroppo in Lombardia e in molte cliniche di Milano la situazione è molto più tragica. Non vengono forniti DPI, si lavora con casi positivi o potenzialmente positivi senza alcun tipo di tutela né nei nostri confronti né in primis per la tutela dei pazienti degenti per tutte le altre patologie esistenti. Perché non esiste solo il covid-19. E le mani degli infermieri sono sempre state screpolate e martoriate dal gel disinfettante o dai troppi lavaggi delle mani. E i visi continuamente stanchi, arrossati dalle mascherine o con le occhiaie. Tutti i giorni della nostra vita si lavora così, perché tutti i giorni siamo a rischio, fisico, biologico, infettivo, chimico. Ma i tamponi per noi infermieri sono VIETATI qui in Lombardia. Perché bisogna continuare a lavorare finché praticamente non si cade tutti come pedine… nel frattempo però vengono fatti tamponi a personaggi pubblici asintomatici, calciatori, politici…. siamo eroi? No. La verità è che non contiamo nulla.

Possiamo essere noi i primi vettori di questo maledetto virus. Chissà che non sia partito dagli ospedali stessi il focolaio? Per avere magari degli incentivi in più dallo stato,dall’Europa? Perché la zona bergamasca non è stata subito chiusa e creata una zona rossa come è stato per Lodi e Codogno? Certo non è questo il momento delle polemiche e delle domande, ma credo che successivamente qualcuno a queste domande dovrà rispondere. Almeno per rispetto di tutte quelle famiglie che hanno perso dei cari senza poter nemmeno dir loro addio.

Ho scelto questo mestiere per vocazione, io come tanti altri, come diciamo di solito, ed è vero. Non lo nego. E ne andiamo fieri. Ma adesso ho solo paura, il mio lavoro non è piu “la mia cura” ma la mia paura, e come me vi assicuro che ci sono tanti altri. Il mio doveva rimanere un ospedale “pulito”. Ma come puoi garantire questo se non hai le giuste dotazioni?

Anche noi infermieri siamo ESSERI UMANI come tutti, con ansie, paure, con delle famiglie a casa da tutelare, non siamo eroi. Nel frattempo buon lavoro a tutti quei colleghi che stimo».

martedì 24 Marzo 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 16:34)

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Michele Schiavone
Michele Schiavone
4 anni fa

Bravissima. Sei il VERO ESEMPIO per tutti noi

Nichi SetteNi ol
Nichi SetteNi ol
4 anni fa

Sei forte ,coraggiosa ed altruista così come lo era il tuo caro papà che ricordo sempre con grande affetto. Sono sicuro che con queste tue qualità riuscirai a superare questo momento particolarmente difficile e a volte angosciante. Ti aspettiamo a braccia aperte nella tua Bisceglie siamo tutti al tuo fianco. Un grande abbraccio per il momento virtuale ,ma che spero al più presto si trasformi in qualcosa di più materiale.Questo è il momento di non abbassare la guardia,vale per tutti, soprattutto per voi che affrontate l'invisibile ogni secondo della giornata con grande coraggio ,Vincerete e con voi vinceremo tutti .
Con affetto Nichi (uno sconosciuto)