Cronaca

LE STORIE E LE PAROLE. Nei giovani neri ritroviamo la nostra storia recente​

Giulio Di Luzio
Nei giovani neri ritroviamo la nostra storia recente​
«E' difficile ormai pensare a Bisceglie senza di loro, gli ampi sorrisi, un linguaggio sbilenco e l'accento dialettale ormai insediato nelle parole di gran parte di essi»
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Tredicesimo ed ultimo appuntamento con la rubrica domenicale a cura del Prof. Giulio Di Luzio sull'integrazione di stranieri nel nostro territorio. Racconti di storie di vita vissuta tra le nostre strade, nelle nostre case. Un segno tangibile, senza inutile retorica, del cambiamento dei tempi che dovrebbe portare anche ad un cambiamento degli uomini. E' bene precisare che questa collaborazione è a titolo completamente gratuito, a testimonianza della passione del prof. Di Luzio per questi temi così delicati e importanti. Ne approfittiamo per ringraziare pubblicamente il prof. Di Luzio per il contributo prezioso nel tentativo di far cambiare la mentalità di approccio verso il problema dell'integrazione reale. Con l'auspicio di ritrovare altri suoi interventi in futuro.

In questo periodo di oltre tre mesi abbiamo cercato di delineare il proflilo e le storie dei migranti presenti a Bisceglie, la gran parte africani. Il segmento discreto e invisibile delle badanti, soprattutto rumene e georgiane, non si è mai reso disponibile a partecipare alla nostra iniziativa. Naturalmente il panorama è cambiato in questo trimestre, alcuni immigrati hanno continuato il loro percorso migratorio in altre aree geografiche, altri sono rimasti per la raccolta delle ciliegie, altri ancora approderanno nell’immediato futuro. Vite che vanno e vite che vengono, vite che girano l’angolo e spesso diventano anonime ai nostri occhi, quand’anche li abbiamo conosciuti per una qualche ragione. Vite a metà, il corpo da noi, il cuore in Africa con gli affetti lontani, i genitori anziani (lo sono già a 40 anni!), la povertà fatta di assenza d’acqua, luce, servizi igienici, capanne di calce come case, senza sanità, istruzione, previdenza in un mare di dolore.

Abbiamo raccontato le storie con un qualche esito felice o di speranza nella nostra città, anche se ciascuno spera di tornare nella propria terra con qualche spicciolo in tasca, magari per costruire una propria casa, che in Africa costa infinitamente meno che in in occidente. Ho descritto queste sagome esili e nere, invisibili ai più, relegate nei ruderi di periferia, in cui al massimo facciamo stare il nostro cane o nei  bassi del centro storico, dove l’umidità scioglie le ossa. Non so se la rubrica ha contribuito ad arricchire la nostra anima, a sbarazzarci di stereotipi e luoghi comuni, che spuntano spesso nei nostri discorsi e nelle condotte discutibili verso (contro?) molti di loro, a renderci più responsabili, accoglienti, inclusivi. Ognuno risponderà alla propria cosicenza. Di certo è difficile ormai pensare a Bisceglie senza di loro, gli ampi sorrisi, un linguaggio sbilenco e l’accento dialettale ormai insediato nelle parole di gran parte di essi. Fanno parte di questa città, piaccia o no. Stanno nel suo tessuto economico, sociale, umano. Aspirano, come ciascuno di noi, a migliorare la prorpia condizione di vita materiale e spirituale, esattamente come i nostri padri negli anni Sessanta han fatto a Milano e Torino, sovente considerati come estranei per la sola provenienza geografica, poveri in canna tanto da indossare gli stessi abiti per intere settimane, di fittare catapecchie (quando ci riuscivano) e poi chiamare dal Sud fratelli e parenti, di ascoltare musica napoletana, che indispettiva i polentoni del nord, di far storcere i naso ai benpensanti con quell’accento da terroni, che divenne un marchio di appartenenza alla categoria degli esclusi.

E nei giovani neri, che attraversano le nostre piazze oggi, ritroviamo la nostra storia recente, perchè essi sono ciò che noi fummo, con un doloroso passato alle spalle, un passato che ritorna e si rinnova ma solo nel colore della pelle. Ieri per noi, oggi per loro.

SCHEDA BIO-BIBLIOGRAFICA
Giulio Di Luzio. Attivista antimilitarista e obiettore di coscienza, dagli anni Novanta inizia a scrivere su "Bergamo-Oggi" durante una supplenza scolastica al nord. Ha lavorato per "il manifesto" e  "Liberazione". Ha collaborato ad Antenna Sud e alle edizioni pugliesi de "Il Corriere del Mezzogiorno" e "la Repubblica".  Ha già pubblicato sette saggi e cinque romanzi, che l’hanno portato alle trasmissioni Rai: "Chi l’ha visto?", "Rai News 24", "Radio 3 Farheneit", "Racconti di vita".
– I fantasmi dell’Enichem (Baldini Castoldi Dalai -2003)
– A un passo dal sogno (Besa – 2006)
– Il disubbidiente (Mursia – 2008)
– Brutti, sporchi e cattivi (Ediesse – 2011)
– Clandestini – (Ediesse – 2013)
– Non si fitta agli extracomunitari (Editori Internazionali Riuniti – 2014)
– La fabbrica della felicità (Stampa Alternativa – 2016)
– Fimmene (Besa – 2017)
– Tuccata (Besa – 2018)
– La libertà negata (Promosaik – 2021) Tradotto in tedesco e francese
– Apartheid all'italiana (Promosaik – 2021) Tradotto in tedesco.
– La nobile gioventù (Promosaik – 2021).
Attualmente si occupa di politica internazionale in alcuni Gruppi politici della Federazione Russa.

domenica 8 Maggio 2022

(modifica il 27 Luglio 2022, 12:34)

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ciccio la peste
ciccio la peste
1 anno fa

A noi a Milano e Torino, nessuno ci dava da mangiare gratis, se non lavoravi sodo potevi anche stare digiuno, oggi invece ai clandestini viene dato tutto ed anche di più. Viene dato cibo, vestiti, paghetta, (oltre al lavoro) altrimenti non mi spiego come mai queste persone (guardateli bene per strada) tutti vestiti firmati mentre noi ci vestiamo dal mercato quando possiamo. Ancora non mi spiego come mai io per sopravvivere devo stringere la cinghia su tutto, mentre loro riescono anche ad inviare i soldi a casa alle proprie famiglie. L'altro giorno ero in attesa fuori al supermercato e c'era una donna (clandestina, africana) che chiedeva soldi (elemosina), bene dopo mezz'ora che la controllavo ho visto che almeno 4 persone le hanno dato i soldi del carrello, praticamente 4 euro

ciccio la peste
ciccio la peste
1 anno fa

moltiplicando i 4 euro per 8 ore, diventano 64 euro netti senza pagare tasse. Complimenti a chi li difende

Todisco Girolamo
Todisco Girolamo
1 anno fa

Grazie prof Di Luzio, se un giorno ritorno nel mio paese natio che tanto amo e tanto bello e' , lei certamente e'una delle poche persone che vorrei incontrare

Maria P.
Maria P.
1 anno fa

Questi emigranti vengono condotti qui prima per alimentare l'industria dell'accoglienza e poi per essere sfruttati nei campi. Tutto il resto è vuota retorica.